Sabato 21 novembre siamo stati a Roma allo Sparkle Day 2016 per ricevere le 5 Sfere di Eccellenza Sparkle Bere Spumante per i nostri Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry, giunto al nono premio in altrettante stagioni, e Mas De Fer Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry, riconfermatosi dopo lo scorso anno.
A margine dell’evento, abbiamo fatto una chiacchierata con Francesco D’Agostino di Cucina & Vini, parlando delle “bollicine italiane” alle soglie del 2016 e, soprattutto, del Conegliano Valdobbiadene e del nostro Cartizze.
Bollicine italiane nel 2015. D’Agostino, da un vino per le celebrazioni ad un vino per aperitivi, pasti e molto altro…
Era dedicato alle celebrazioni, oggi si consuma sempre. All’estero superiamo un miliardo di euro di wxport e questo numero è legato alla crescita del Prosecco Doc; spumante semplice e a prezzo vantaggioso che incontra favori in tutto il mondo perché è immediato e disinvolto. Tutti gli spumanti italiani, però, stanno ottenendo grandi risultati; quando saliamo, ad esempio con il Conegliano Valdobbiadene o con Trentodoc e Franciacorta, ci rendiamo conto che abbiamo molte cose da raccontare e questo può risultare più difficile ma quando poi all’estero scoprono questi prodotti, allora si comprende che facciamo anche vini molto particolari e non solo semplici.
Qual è il punto di forza del Conegliano Valdobbiadene?
Sicuramente l’immediatezza e la facilità di lettura di questo vino. Eppure una persona che è avvezza al vino e si rende conto di ciò che c’è nel bicchiere, trova qualcosa di più; qualcosa che non trova nel Prosecco Doc. Un Valdobbiadene sembra scavare a profondità e complessità. Alcuni non gradiscono che io dica queste sul Conegliano Valdobbiadene ed è un paradosso, perché la complessità è di tutti quei vini che riescono ad avere uno spettro aromatico ampio e che vanno in profondità. Questo lo puoi ottenere sulle colline e lo puoi ottenere in pianura.
Ecco, il nostro Cartizze è il nono anno che riceve le 5 Sfere di Eccellenza Sparkle. Perché è così apprezzato?
Il Cartizze di Andreola è un prodotto di una continuità impressionante. Anche l’anno scorso, annata non facile (2014), è riuscito ad eccellere perché lì sono il territorio, la vigna, la capacità di leggerla anche in quelle annate più complicate. Tutti quelli che sono riusciti a fare questo hanno fatto una cosa meravigliosa. Io ho notato che nel 2014 sono usciti tanti vini stranamente secchissimi che non hanno né capo né coda. In un’annata così ricca di acidità come è stata quella del 2014, le più grandi interpretazioni le hanno date proprio i vini con un residuo zuccherino un pochino più alto. Il Cartizze è uno di questi, però è diverso rispetto agli anni passati. La gioia sarà vedere quel vino fra due o tre anni, magari a confronto con le annate precedenti e successive, perché la lingua del territorio è la stessa ma lui la parla in un modo diverso; è un dialetto diverso, davvero molto bello.